Prevista in Francia una legge per la protezione dei minori dalla pornografia

Tre anni fa il Presidente francese Macron disse: «Nel nostro Paese si accede alla pornografia verso i 13 anni. L’immaginario e la sessualità dei giovani si costruiscono attorno alla brutalità che accompagna le immagini. È nostro dovere proteggerli da questi contenuti». Un discorso analogo era stato fatto dieci anni fa dal Primo ministro britannico Cameron. La soluzione al problema è complessa, come sottolineato da Michele Crudele nell’audizione al Consiglio Nazionale degli Utenti lo scorso anno ma è necessario prendere qualche provvedimento che attenui i rischi.

Il governo francese sta proponendo di obbligare a certificare l’età di chi consulta i siti pornografici, a partire da settembre. L’applicazione servirà da intermediario tra l’utente e il sito, trasmettendo dati in un senso e nell’altro, senza che le informazioni personali vengano scambiate. Il servizio che fornisce la prova dell’età non saprà per quale sito verrà utilizzata, e il sito riceverà la certificazione sull’età senza conoscere l’identità dell’utente.

Ovviamente il sistema potrebbe essere esteso anche ad altri ambiti. Le considerazioni sulla possibilità tecnica di aggirare il blocco o falsificare l’età non sono un freno alla sua implementazione. Qualsiasi serratura può essere violata in un tempo più o meno lungo, ma questo non ci impedisce di usarle abitualmente per proteggere i nostri beni. Mettere un argine alla attuale estrema facilità di accesso a contenuti fortemente lesivi dell’infanzia e dell’adolescenza è un dovere di tutti. In Italia siamo vicini all’applicazione delle linee guida per i sistemi di protezione dei minori: chi ha invocato la libertà contro la censura, come scritto da alcuni “esperti” di tecnologia, non ha capito che il filtro previsto dalla legge italiana è preimpostato solo per i contratti ai minori (ed è rimovibile dai genitori) mentre è opzionale per gli adulti. Quindi, massima libertà di togliersi le protezioni, a proprio rischio e pericolo: altro che censura!

Fonte: Michele Crudele a commento del Corriere della sera