Campagna 2008/9 di tutela dei minori nelle scuole primarie di Roma

La relazione finale completa

Con la conferenza stampa del 4 maggio 2009, vigilia della giornata nazionale contro la pedofilia, sono stati resi noti i risultati della campagna di diffusione dell’informazione sui sistemi di tutela della navigazione dei minori per la prevenzione della pedofilia e della pedopornografia svolta in 50 scuole primarie di Roma, a cura dell’Associazione Centro ELIS, finanziata dalla Fondazione Europa Occupazione e Volontariato: Impresa e Solidarietà.Progetto finanziato dalla Fondazione Europa Occupazione e Volontariato: impresa e solidarietà

Il prof. Gianpiero Gamaleri, Ordinario di Sociologia della cultura e della comunicazione, Università Roma Tre, ha ricordato l’importanza di sviluppare nei bambini e nei giovani un rapporto ben impostato con la realtà, evitando di privilegiare le relazioni interpersonali on line rispetto a quelle fisiche.

L’on. Paola Binetti, neuropsichiatra infantile, dopo aver sottolineato che una corretta educazione affettiva dei bambini è una delle difese contro l’aggressione dei pedofili, ha parlato delle proposte parlamentari per contrastare la pedofilia culturale.

Il dott. Marco Valerio Cervellini, responsabile della Polizia Postale e delle Comunicazioni per i progetti di educazione alla legalità e navigazione sicura dei minori sulla Rete, ha illustrato l’attività investigativa delle forze dell’ordine, ribadendo che l’aumento di arresti e di siti bloccati non deve tranquillizzare nessuno, perché la pedopornografia e pedofilia sono sempre molto attive.

Il prof. Michele Crudele, direttore del Centro ELIS e responsabile del portale www.ilFiltro.it, ha riportato i risultati dell’indagine, preoccupandosi soprattutto perché solo nel 4% delle scuole è presente un sistema di protezione della navigazione. Si può pensare che i docenti incaricati di rispondere al questionario non abbiano gli elementi per riconoscere se il parental control è attivato nella scuola: anche se fosse così, sarebbe un problema perché non sono in grado di controllarne l’efficienza. Purtroppo la quasi totalità pensa che con la supervisione dei maestri si risolvano tutti i problemi di protezione: l’occhio dell’adulto è fondamentale, ma non basta perché passano virus e cavalli di Troia che, tra l’altro, catturano dati importanti sulla navigazione dei bambini. Lo scenario sembra perciò peggiore di quello emerso tre anni fa in un’analoga campagna – finanziata dal Ministero dell’Interno – in 50 scuole secondarie di I grado di Roma, quando solo il 30% degli istituti rispose di aver installato un sistema di filtraggio dei contenuti. Probabilmente a un livello scolastico più alto la percezione dei rischi è maggiore perché è maggiore l’utilizzo di Internet.

La situazione è resa più preoccupante dall’assenza della figura del tecnico di laboratorio di informatica nelle scuole primarie e secondarie di I grado italiane. La complessità delle reti attuali connesse a Internet non permette a un docente non specializzato di garantire la sicurezza del proprio istituto. Ci si appoggia a volte ad aziende esterne che in alcuni casi, terminato il periodo contrattuale per mancanza di fondi, abbandonano la scuola in uno stato non controllabile.

Le campagne del 2005/6 e 2008/9 hanno coinvolto oltre duemila docenti e genitori attraverso incontri-dibattiti e proiezione di filmati in ciascun istituto. Da una parte si rileva una bassa percezione dei rischi della rete sia nelle scuole che nelle famiglie, dall’altra non si conoscono le potenzialità didattiche positive di Internet.

A tutti i partecipanti della campagna 2008/9 è stato distribuito il fumetto “Internet Sicuro” realizzato da Disney e Microsoft, una guida essenziale sulla sicurezza nella navigazione Internet e un righello segnalibro per pubblicizzare il portale www.ilFiltro.it al fine di colmare almeno in parte il divario digitale tra adulti e bambini.


In alcuni comunicati stampa è stata interpretata in modo inesatto la frase riportata nella relazione distribuita ai giornalisti: “Nel 24% dei casi gli alunni hanno segnalato ai docenti di aver visto materiale pornografico sul computer di casa; in un solo caso in quello della scuola”, pensando che si trattasse del 24% degli alunni. Invece si tratta del 24% delle scuole: il dato indica che in un quarto delle scuole intervistate ci sono stati alunni che hanno segnalato di aver visto pornografia al computer a casa, mentre in una sola scuola è stata segnalata la visione di materiale pornografico in aula di informatica. Abbiamo esplicitato meglio la frase in questa relazione finale, per evitare ambiguità, ma riteniamo che il quadro reale sia purtroppo molto vicino a quello erroneamente rappresentato come frutto dell’indagine. Infatti l’esposizione a pornografia tramite TV, manifesti e riviste porta i bambini a un’assuefazione tale per cui non segnalano se hanno visto pornografia, casualmente o volutamente, su Internet. A dimostrazione di ciò il 9° rapporto Eurispes-Telefono Azzurro nel capitolo sull’identikit del bambino dice testualmente: “Il 46,5% mostra poco (13,3%) o per nulla (33,2%) fastidio se vede sullo schermo immagini di sesso”.